L’Arbutus unedo L. (Corbezzolo, Albatro, Arbuto) è un arbusto o piccolo albero alto fino a 8 m, appartenente alla famiglia delle Ericaceae. Questa famiglia risalente al periodo Cretaceo, è distribuita in tutto il mondo e riveste particolare importanza per le proprietà medicinali e gli utilizzi ornamentali. Il genere Arbutus comprende una ventina di specie localizzate nella fascia temperata e sub-tropicale. A livello regionale, si rinviene sporadica lungo la fascia costiera-collinare. L’Arbutus unedo è diffuso in tutta Italia tranne che in Valle d’Aosta, Piemonte e Trentino (qui segnalata per errore). Si tratta di una specie termofila, tendenzialmente eliofila, tipica della macchia mediterranea. In questo ambiente si trova in cenosi con altri elementi termofili come Mirtus communis (Mirto), Laurus nobilis (Lauro), Quercus ilex (Leccio) e Pistacia lentiscus (Lentisco). Si trova in boscaglie, luoghi rocciosi, garighe o nel sottobosco di Leccio. Si tratta di un’essenza molto resistente al fuoco, in grado di formare popolamenti puri nelle aree colpite da incendio, grazie alla elevata capacità pollonifera. Durante le epoche interglaciali riuscì a colonizzare persino le coste atlantiche della Francia e dell’Irlanda. Si rinviene da 0 a 800 m s.l.m.
L’etimologia del genere Arbutus deriva con molta probabilità da due radici celtiche, “ar”, aspro e “butus”, cespuglio, con riferimento al sapore aspro di foglie e frutti. Furono i romani a dare l’attuale nome al Corbezzolo. Già Virgilio, nelle Georgiche, chiamava questo albero così diffuso in Italia arbustus. L’epiteto specifico unedo invece, deriva dal latino “unum tantum edo”, ovvero, “ne mangio uno solo”. Questo nome gli fu attribuito da Plinio il Vecchio a causa della scarsa sapidità dei frutti.
La forma biologica del Corbezzolo è Fanerofita cespugliosa (P caesp) o Fanerofita arborea (P scap). La corologia è Steno-Medit., con areale limitato alle coste mediterranee. Il fusto è molto ramificato, con tronco eretto e più o meno sinuoso con chioma tondeggiante e addensata. I giovani rami assumono colorazione rossastra, i rami adulti invece presentano corteccia sottile bruno-rossastra, sfaldantesi in strisce a maturità. L’altezza va da 1 a 8 m. Le foglie sono alterne, addensate all’apice dei rami, dotate di corto picciolo e con lamina coriacea (2-3×10-12 cm). Sono oblanceolate con apice acuto e margine dentellato, chiare nella pagina inferiore, verde scuro e lucide nella pagina superiore. I fiori sono ermafroditi, riuniti in corimbi penduli di 15-30 elementi, con corolla urceolata di colore bianco- crema sfumata di rosa. Il calice è ridotto a 5 brevi lacinie verdi con margine biancastro. Il frutto è una bacca dotata di lungo picciolo, sferica, con superficie granulosa. Assume colorazione rosso-purpurea a maturità e contiene dai 10 ai 50 semi ellittici. La fioritura va da novembre a marzo, mentre la fruttificazione si ha da aprile a ottobre-novembre: si ha infatti la presenza contemporanea di fiori e frutti nel periodo autunnale.
La medicina popolare utilizza da sempre il corbezzolo per le sue proprietà curative. L’elevata concentrazione di tannino, insieme ad altri principi costituenti lo rende un efficace rimedio naturale. Le foglie giovani contengono il glucoside arbutina, utile come disinfettante delle vie urinarie. Il decotto di queste ultime ha proprietà antireumatiche, astringenti e antisettiche, inoltre, viene utilizzato per il trattamento della cuperose e per la cura dei capillari dilatati. I frutti sono eduli e possono essere utilizzati per la preparazione di marmellate, canditi, liquori e perfino acquavite e aceto. Ponendo le bacche a macerare fino alla fermentazione si ottiene un vino detto “vino di Corbezzolo”, leggermente frizzante e molto gradevole. Le api trovano nei fiori un nettare di ottima qualità, ma non tutti gli anni può avvenire la bottinatura. Ciò è dovuto al fatto che durante i mesi autunnali più freddi, le api cessano la loro attività. Il miele ottenuto, molto amaro, è considerato un prodotto di pregio esclusivo di alcune località (Sardegna, Toscana, Corsica, Monte Conero). Viene utilizzato da molti secoli per la cura delle affezioni ai bronchi. Il legno è compatto e omogeneo, ottimo per essere lavorato al tornio e intarsiato, ma meno adatto ai lavori di falegnameria perché fragile. La combustione del legno di Corbezzolo è ottima e si ricava da essa un eccellente carbone. La corteccia, data l’elevata presenza di tannino, veniva utilizzata per la concia delle pelli.
Come uso tipico abruzzese, il decotto preparato immergendo le foglie in acqua bollente per 5 minuti, viene utilizzato per curare la prostatite (Tammaro, 1984). In relazione al loro antico utilizzo per la preparazione di fermentati alcolici, i frutti di corbezzolo, come anche quelli di uva ursina, fragola, pero corvino, ecc., vengono indicati con il termine generico “mbriachelle”(Manzi, 2001).
Data la contemporanea presenza di foglie verdi, fiori bianchi e frutti rossi nel periodo autunnale, il Corbezzolo viene assunto nel Risorgimento a simbolo del tricolore e dell’unità nazionale. Pascoli, nelle Odi recita: “O verde albero italico, il tuo maggio è nella bruma: s’anche tutto muora, tu il giovane gonfalon selvaggio spieghi alla bora”. Dopo la prima guerra mondiale (1915-1918), il Corbezzolo venne inserito tra le “specie patriottiche” assumendo il nome di “Albero d’Italia”. Ancora oggi viene utilizzato per adornare e commemorare i caduti di guerra. Virgilio stesso, nell’Eneide, riporta l’usanza di appoggiare rami di corbezzolo sulle tombe dei defunti, come simbolo di immortalità.
La pianta di Corbezzolo ospita la larva di Charaxes jasus L., la “Ninfa del corbezzolo”, un lepidottero appartenente alla famiglia Nymphalidae.
Oggi questa pianta viene ampiamente utilizzato come ornamentale in parchi e giardini, grazie al suo portamento sinuoso e ai colori vivaci.
ATTENZIONE: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi officinali sono riportati per puro scopo informativo, pertanto declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, alimentare o estetico.
Bibliografia e sitografia:
PIGNATTI S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna
CONTI F., ABBATE G., ALESSANDRINI A., BLASI C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
PIRONE G., 2015. Alberi, arbusti e liane d’Abruzzo. Penne (PE)
CATTABIANI A. 1996. Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante. Milano (MI)
MANZI A. 2003. Piante sacre e magiche in Abruzzo. Lanciano (CH)
TAMMARO F., 1984. Flora Officinale d’Abruzzo, Regione Abruzzo, a cura del Centro Servizi Culturali-Chieti.
Selezione del READER’S DIGEST, 1979. Segreti e virtù delle piante medicinali, edito da Selezione Reader’s Digest , Milano
Marinella Zepigi, 2008 – “Arbutus unedo L. – Corbezzolo”. In Acta Plantarum, Forum. Disponibile on line (data di consultazione: 03/11/2016): http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/viewtopic.php?f=95&t=8449
http://www.lascuoladiancel.it/2011/12/07/corbezzoli-che-bonta/
https://it.wikipedia.org/wiki/Arbutus_unedo
0 risposte a “Il Corbezzolo, “Albero d’Italia””