La pianta della settimana: Artemisia eriantha

Cari amici di Flora d’Abruzzo, eccoci tornati con la PIANTA DELLA SETTIMANA!

Durante questa interruzione estiva abbiamo lasciato tastiera e computer e, zaino in spalla, ci siamo avventurati negli angoli d’Abruzzo. Ricominciamo con una pianta legnosa di modestissime dimensioni, un “cespuglietto nano” secondo il Pignatti ma di cui c’è da andare davvero orgogliosi per bellezza, rarità e testimonianza biologica. In Italia è presente solo in 4 regioni e le sommità pietrose ed aride di Majella e Gran Sasso ne ospitano un’abbondante popolazione. Scopritela con noi!

Artemisia eriantha Ten.
Assenzio rupestre, Artemisia a capolini lanosi
Asteraceae
Forma biologica: Ch suffr
Tipo corologico: Orof. S-Europ.

Artemisia eriantha è una piccola pianta legnosa i cui scapi fiorali difficilmente superano i 20 cm, le foglie sono 2-triforcate, divise in lacinie flabellate larghe 2 mm, portano all’apice 2-3 denti e sono ricoperte da una folta peluria argentea che ne determina il caratteristico colore. Il fusto è brevissimo e si diparte da radici legnose tenaci e contorte. L’antesi in appennino centrale si verifica tra luglio e agosto e permette all’osservatore di godere di un raro spettacolo. I fiori sono numerosi, molto piccoli di colore giallo raccolti in capolini (25-50 fiori per capolino) a formare una spiga contratta.

La ragione dell’importanza biologica dell’Assenzio rupestre risiede nella sua origine, individuata nelle montagne dell’Asia centrale. Questa specie è un relitto glaciale del prequaternario che ha trovato nelle vette pietrose della Majella e degli altri massicci calcarei dell’Appennino centrale il rifugio adatto per una specie migrante da Nord e da Est durante i passati periodi glaciali. Le necessità climatiche infatti fanno sì che essa vegeti su rupi e pendii ghiaiosi dai 2000 m fin sulle sommità del piano alpino dove viene a crearsi un microclima simile a quello dei periodi glaciali.

In Abruzzo la specie è appellata con il nome di Genepì richiamando il famigerato Genepì alpino (Artemisia genipi Weber ex Stechm.). Ciò si deve in primis alla somiglianza tra le due specie (geneticamente affini), in secundis al comune utilizzo in distillati e liquori tradizionali. Seppur priva di conoscenze scientifiche e guidata solo dall’empirismo la medicina popolare abruzzese conosceva bene le proprietà medicinali dell’assenzio rupestre e sfruttava la potenza dell’erba per curare affezioni polmonari, debolezza muscolare, indigestioni e per favorire la depurazione intestinale. Era altresì un efficace antibatterico, antimicotico ed antielmintico.

Oggi grazie all’avvento della ricerca biochimica sappiamo che la nostra Artemisia produce molti olii essenziali dal complesso profilo terpenico, tra i quali spiccano α- e β-tujone, e la quantità di sesquiterpeni ed altri composti aromatici aumenta con l’età della pianta. L’accumulo di olii essenziali ha tipicamente una funzione protettiva nei confronti degli erbivori, tuttavia ciò l’ha resa e tuttora la rende più esposta alle raccolte sconsiderate ed illegali da parte dell’uomo. Le qualità sopra descritte ne giustificano lo status di specie protetta grazie alla L.R. 11.9.1979 n. 45 e compare nelle Liste Rosse nazionale e regionale delle piante in pericolo di estinzione sotto la categoria “Vulnerabile” (VU).

Nel corso dei millenni l’evoluzione ha giocato molto con l’Artemisia eriantha. L’ha spostata dal cuore dell’Europa fino agli Appennini, l’ha isolata dalla popolazione nativa mutandola in una nuova specie, l’ha costretta a sfruttare ogni ora di sole possibile e a ridurre al minimo il ciclo vegetativo, l’ha resa resistente alla durissima escursione termica giornaliera con forte insolazione diurna e gelo notturno, l’ha resa piccola e contratta per reggere le sferzate implacabili dei venti e ridurre al minimo la traspirazione, l’ha resa amara per proteggerla dagli erbivori.
Per cui ci rivolgiamo a te, escursionista che visiti le nostre vette: lasciala lì, non raccoglierla, non strapparla dal suolo e non cavarne le radici per portarla a casa tua perché non ricrescerà. E se non bastiamo noi o le leggi regionali a convincerti, beh, conosciamo qualcuno che lo farà di certo…

Daniela Tinti and the Flowers   https://youtu.be/k5geUFoHNEk

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