Il caldo si fa sentire e la frescura offerta dagli alberi comincia a farci gola: il fruscio del vento tra le foglie lascia spazio alle slanciate fioriture della digitale, dove il giallo fa da padrone!
Digitalis micrantha Roth ex Schweigg.
Digitale a fiori piccoli, Digitale appenninica, Ditale della Madonna
Plantaginaceae
Forma biologica: H Scap
Tipo corologico: Endem. Ital.
02/07/2020
La Digitale a fiori piccoli è una specie endemica italiana: ciò vuol dire che in tutto il mondo, essa cresce spontaneamente solo nella nostra penisola e in particolare possiamo trovarla dall’Emilia-Romagna fino in Calabria. Il nome del genere deriva da “digitus”= “dito”, perché la corolla nella forma ricorda un ditale, mentre l’epiteto specifico deriva dall’unione di due parole greche, “micrós”= piccolo e “ánthos”= fiore, ovvero dai fiori piccoli. In Abruzzo la troviamo frequentemente in faggete e in boschi misti, nonché in pascoli aridi, da 300 a 1800 m s.l.m. È particolarmente abbondante all’interno delle vallate che solcano il massiccio della Majella, ad esempio lungo la valle del Torrente Vesola.
Si presenta come una pianta erbacea perenne, alta 50-90 cm, munita di un rizoma e di un fusto eretto, cilindrico e glabro. Le foglie sono alterne, oblungo-lanceolate, le inferiori attenuate in picciolo, quelle del fusto sessili e gradualmente più piccole, cigliate al margine e debolmente dentate. I fiori sono numerosi, di colore giallo-pallido e con corolla tubulosa, di 10-12 mm. Sono portati da una caratteristica infiorescenza terminale, densa e generalmente unilaterale.
I suoi piccoli e delicati fiori non devono però ingannarci: la pianta è altamente tossica in ogni sua parte. Le principali sostanze attive sono costituite da almeno venti glicosidi cardioattivi (tra cui digitossina, gitalina e gitossina). Anche se improbabile, l’ingestione accidentale dei suoi principi attivi ha come conseguenze nausea, vomito, secchezza delle fauci, cefalea, aumento della pressione sanguigna e pericolose alterazioni del ritmo cardiaco. Per un bambino già 15-20 gr. di sostanza secca rappresentano una potenziale dose letale, mentre per un adulto la dose letale sale (circa 40 foglie fresche). In tutti i casi, gli autori ne sconsigliano vivamente l’uso domestico, affidandone l’applicazione solo ai medici. Le proprietà della digitale non erano conosciute nell’antichità: in Italia, Grecia e Asia Minore, nonostante crescessero diverse specie di digitale contenenti glucosidi cardiotonici non furono utilizzate dai medici del tempo. Anche nel Medioevo e Rinascimento le virtù della digitale rimasero ignorate. Pietro Andrea Mattioli stesso non la nominava nei suoi scritti e Leonhart Fuchs, medico e botanico tedesco le attribuiva proprietà simili alla genziana. Bisognerà aspettare il 1785 quando il medico britannico William Withering apprese l’uso della digitale (Digitalis purpurea L.) da un’anziana guaritrice della contea di Shropshire. Il medico, dopo aver testato per oltre 9 anni diverse preparazioni di varie parti della pianta (raccolte in varie stagioni), ne divulgo l’impiego e in particolare il suo effetto sul cuore.
Oltre alla Digitalis micrantha, in Abruzzo troviamo anche un’altra specie con proprietà e morfologia simili, la Digitalis ferruginea L. Si distingue principalmente per l’infiorescenza venata di bruno-purpureo, non unilaterale e un lobo inferiore della corolla più sviluppato. Nella tradizione popolare, compresa quella locale, pare che la Digitale venisse somministrata sotto forma di succo estratto da pianta fresca in caso di morso di un animale affetto da rabbia. Considerando il suo effetto letale, rimane ancora poco chiaro se venisse somministrato al malcapitato al fine di risparmiargli una lunga sofferenza o se fosse utilizzata per eliminare l’animale malato.
ATTENZIONE: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi officinali sono riportati per puro scopo divulgativo, pertanto Flora d’Abruzzo declina ogni responsabilità sull’ utilizzo a scopo curativo, alimentare o estetico.