Il Viscum album L. subsp. album (Vischio comune, Guastice, Vescovaggine) è una pianta sempreverde emiparassita appartenente alla famiglia delle Viscaceae. Quest’ultima è legata alla famiglia delle Loranthaceae: ad ambedue appartengono piante erbacee o arbustive prive di un apparato radicale vero e proprio, ma dotate di particolari radici modificate, gli austori. Attraverso essi, captano la linfa direttamente dai rami o tronchi della pianta ospite sulla quale si insediano da emiparassiti. Queste specie non sono da considerarsi parassiti in senso stretto, in quanto con le parti aeree sono in grado di svolgere la fotosintesi, ma completano la loro nutrizione assorbendo acqua e sali minerali dall’ospite. Morfologicamente, le specie appartenenti alle due famiglie presentano foglie verdi, sia persistenti che caduche, semplici, opposte, verticillate o alterne, di consistenza cuoiosa. I fiori possono essere rudimentali o vistosi, uni- o bi-sessuali, solitari o riuniti in spighe, racemi, pannocchie. I frutti sono bacche o drupe sferiche con 1-3 semi.
Viscaceae e Loranthaceae sono diffuse con moltissime specie (più di 1100) principalmente nelle regioni tropicali e in maniera minore nelle zone temperate e fredde. Il genere Viscum comprende circa 70 specie a foglia persistente, di cui 40 si trovano solo in Africa e le restanti in Europa, Asia e Australia. Nel continente Europeo sono presenti essenzialmente 2 specie: il Viscum album L. (Vischio bianco) con le varie sottospecie e Viscum cruciatum Sieber (Vischio a bacca rossa), presente soltanto nel bacino del Mediterraneo (Sud della Spagna, Nord del Marocco) oltre che in Asia e Australia. Il genere Loranthus è presente con una specie a foglie caduche, Loranthus europaeus Jacq. (Vischio quercino), diffusa in Austria, Italia e nel sud-est Europa ma assente in Svizzera e in Europa settentrionale e occidentale. In Italia sono presenti 3 specie: Loranthus europaues Jacq. appartenente alle Loranthaceae, Viscum album L. e Arceuthobium oxycedri (DC.)M. Bieb, appartenenti alle Viscaceae. Le prime due specie sono presenti in Abruzzo mentre l’ultima, il Vischio del ginepro, è un emiparassita che interessa solo i ginepri della fascia mediterranea (segnalato attualmente in Toscana e Marche).
Il nome del genere, Viscum, ha origine latina e indicava sia il succo appiccicoso e viscoso contenuto nelle bacche, sia la pianta stessa (“Viscidus”; “Viscosus”). Altri autori invece fanno risalire il nome del genere alla civiltà celtica, nella quale assumeva il significato di “arbusto”. L’epiteto specifico album fa riferimento al colore delle bacche. In Abruzzo, il Vischio ha assunto vari nomi dialettali a seconda delle diverse località: Cècagalline, Vesche, Vischie, Cucuri, Lattàra, Masche, Moscatàra, Viscajje.
Il Vischio si presenta come un piccolo arbusto cespuglioso, dioico, sempreverde, alto dai 20 ai 50 cm, che vive come emiparassita su rami e tronchi della pianta ospite. L’aspetto complessivo è globoso, eretto o più o meno pendulo. I fusti sono verdi, biforcati, cilindrici, ingrossati ai nodi e scanalati internamente e con striature longitudinali. Le foglie sono opposte, coriacee, carnose, sessili, intere, lanceolate-spatolate (3-6 cm x 1,5-3 cm) e con nervature parallele. I fiori sono molto piccoli, verdicci, unisessuali e riuniti in fascetti all’ascella delle foglie o terminali ai rami. Il fiore femminile è subsessile con peduncoli di (1,5) 3,5 (5) mm e presenta 4 tepali di forma deltoidea. L’ovario è infero e lo stilo è molto corto. I fiori maschili presentano 4 (5-6) tepali ovati di 3-5 x 2-3 mm saldati inferiormente, 4 stami e antere subsessili. Il frutto è una bacca sferica, bianco-perlacea, di 5-10 mm di diametro. Il mesocarpo è costituito da un polpa gelatinosa nella quale sono immersi 2-3 semi piatti di colore verde. L’antesi va da marzo a maggio, mentre i frutti arrivano a maturazione il 2° anno, tra novembre e dicembre, e cadono nel 3° anno.
La forma biologica del Viscum album è Fanerofita epifita (P ep), ovvero piante legnose che si sviluppano su altre, emiparassite. La forma corologica è Eurasiatica (dall’Europa al Giappone). In Italia è diffusa lungo tutta la penisola, da 0 a 1200 m s.l.m. In Abruzzo è comune in tutto il territorio: in particolare, nella piana di Navelli e nella Conca Aquilana ha colonizzato in modo massiccio esemplari di Mandorlo e Pioppo nero ibrido (Pirone, 2015).
Il Vischio quercino (Loranthus europaeus Jacq.), emiparassita delle querce caducifoglie presente in modo sporadico in tutta la regione, si differenzia dal Vischio bianco per avere foglie caduche, verdi-brune e arrossate nel secco (verdi nel Viscum album) e con nervi pennati indistinti. Inoltre presenta corteccia verde-bruna e bacche gialle.
In Italia si distinguono 3 sottospecie del Viscum album, in funzione dell’ospite che colonizzano:
- Viscum album L. subsp. album, Vischio delle latifoglie. Presenta un vasta gamma di ospiti ed è possibile trovarlo su numerose latifoglie autoctone e alloctone. E’ l’unica sottospecie presente in Abruzzo. Le specie più frequentemente colonizzate sono Tigli (Tilia spp.), Salici (Salix spp.), Pioppi (Populus spp.), Meli (Malus spp.), Sorbi (Sorbus spp.), Biancospini (Crategus spp.), Robinia (Robinia pseudoacacia L.), Aceri (Acer spp.), Betulle (Betula spp.). Più raramente vengono colonizzati anche Pruni (Prunus spp.), Ontani (Alnus spp.), Bagolari (Celtis spp.), Nocciolo (Corylus avellana L.), Carpino binaco (Carpinus betulus L.), Carpino nero (Ostrya carpinifolia L.), Pero (Pyrus spp.), Noce (Juglans spp.), Nespolo (Mespilus germanica L.). Molto raramente si rinviene su Castagno (Castanea sativa Mill.), Olmi (Ulmus spp.), Querce (Quercus spp.) e Frassini (Fraxinus spp.), mentre il Faggio (Fagus sylvatica L.) non viene mai parassitizzato.
- Viscum album subsp. abietis (Wiesb.) Abromeit, Vischio dell’abete. Si trova soltanto nelle specie del genere Abies , in particolare colonizza frequentemente l’Abete bianco (Abies alba Mill.).
- Viscum album subsp. austriacum (Wiesb.)Vollmann, Vischio del pino. Vive su diverse specie di pino come Pino silvestre (Pinus sylvestris L.), Pino nero (Pinus nigra Arnold), Pino mugo (Pinus mugo ssp. uncinata (DC.) Domin). Molto raramente si può trovare su Abete rosso (Picea abies (L.) Karst.).
Tra le 3 sottospecie non esistono differenze morfologiche molto evidenti. Sono però facili da identificare se si osserva la pianta ospite. Il vischio delle latifoglie, in particolare, presenta una polpa del frutto molto più vischiosa e appiccicosa rispetto a quella del vischio delle conifere.
I frutti e semi di Vischio sono fondamentali per l’alimentazione di molti uccelli durante il periodo invernale. D’altro canto, essi assicurano la disseminazione e la germinazione dei semi su altri ospiti. Beccando il pericarpo delle bacche lo fessurano favorendo l’uscita delle plantule, che altrimenti avrebbero difficoltà a forarlo. Gli uccelli più attivi nella disseminazione sono la Tordela (Turdus viscivorus L.), il Beccofrusone (Bombycilla garrulus L.) e la Cesena (Turdus atricapilla L.). Essi mangiano il frutto intero e con le loro deiezioni, restituiscono il seme intatto all’ambiente. Le disseminazioni sono rapide e concentrate su brevi distanze, dato che il seme transita poco tempo nel tratto intestinale. La Capinera (Sylvia atricapilla L.), invece, mangia soltanto il pericarpo e parte della polpa vischiosa. Il seme, circondato da ciò che resta del frutto, rimane nelle vicinanze della pianta madre e potrà germinare. A frenare la diffusione del Vischio e mantenere un corretto equilibrio collaborano alcune specie di uccelli quali la Cinciarella (Parus caeruleus L.), il Picchio muratore (Sitta europea L.), la Cincia mora (Parus ater L.) e bigia (P. palustris L.). Questi, frantumano il seme per cibarsi dell’embrione e assorbirne il contenuto ricco di sostanze nutritive, inibendone la capacità di germinare. Da uno studio di Charles F.J. Guèrin si calcola che solo il 10% dei semi abbia probabilità di sopravvivere all’inverno.
Le virtù medicinali del Vischio sono conosciute da molti secoli. Già Teofrasto nel IV secolo a.C. ne descriveva le numerose patologie che il Vischio era in grado di curare: epilessia, tumori, itterizia, gotta, vermi, convulsioni e paralisi. Queste proprietà vengono confermate da Dioscoride (I secolo) e Galeno (II secolo) e ribadite per tutto il 1600 e 1700 dai grandi medici dell’epoca, che utilizzavano il Vischio per curare asma e singhiozzo. Più recentemente venne studiato e impiegato dal tossicologo Gaultier de Claubry nella terapia dell’ipertensione. Il Vischio ha azione vasodilatatrice, ipotensiva, diuretica, emostatica, antiepilettica e antispasmodica. Viene quindi utilizzato per la cura delle crisi nervose, dell’asma, nell’arteriosclerosi, nella pertosse, per alcuni disturbi della menopausa, nell’emicrania e per ridurre il battito cardiaco. In Francia è stata adoperato per il trattamento di tumori pre- e post-operatori (Tammaro, 1984). I principi attivi, contenuti in rami e foglie, sono glucosidi (viscalbina e visciflavina), saponine, resine, colina, proprionilcolina, quercitine e mucillagini. L’azione ipotensiva del Vischio è dovuta a un meccanismo che provoca vasodilatazione a livello delle arteriole e dei capillari. Somministrando le dosi corrette, la pressione vascolare diminuisce e contemporaneamente si verifica un aumento della diuresi con eliminazione di urea. Per questi motivi il Vischio viene utilizzato anche nelle nefriti croniche, nell’albuminuria e nella gotta (H. Gaultier, 1838). F. Tammaro, in Flora Officinale d’Abruzzo, riporta come uso tipico abruzzese la preparazione di un infuso vinoso di foglie e rami da utilizzare nella cura dell’albuminuria (presenza nelle urine di albumine e globuline in eccesso). Con il decotto di foglie e rami si facevano impacchi per curare i geloni (Guarrera, 1987). Le parti della pianta che vengono utilizzate sono le foglie mondate, fresche o essiccate, da utilizzare prima della formazione dei frutti. Queste vanno essiccate a temperatura mite, mai sbollentate o bollite. I frutti, tossici, non devono essere mai consumati (Reader’s digest, 1979). Dalle bacche si ricavava la “pania” usata per catturare gli uccelli.
Al Vischio sono legate numerosissime leggende e superstizioni. Virgilio racconta, nel VI libro dell’Eneide, la discesa nell’Oltretomba di Enea, che deve recarsi dal defunto padre Anchise. La Sibilla Cumana lo avvisa che potrà attraversare il fiume Stige solo se entrerà in possesso del “ramo d’oro”. Accorre allora in aiuto dell’eroe troiano la dea Venere, che si manifesta sotto forma di due colombe a indicare la posizione del rametto di Vischio. Enea, dopo aver attraversato la foresta, sullo rive dello Stige, mostra a Caronte il “ramo d’oro”. Il traghettatore, dopo l’iniziale rifiuto, alla vista della pianta, si rallegra e imbarca l’eroe. Da questa leggenda nasce il significato del Vischio come pianta in grado di “schiudere le porte della morte”.
Plinio il Vecchio, racconta di come i Celti considerassero il Vischio (in particolare il Vischio quercino, Loranthus europaeus) pianta sacra da venerare. I Druidi, sacerdoti celtici, ritenevano che la pianta di Rovere fosse cara agli Dei e la veneravano come forza della natura. Se la sacra quercia portava il Vischio, il sesto giorno della Luna che seguiva il solstizio d’inverno, i sacerdoti, vestiti di bianco, si recavano presso il sacro albero e, dopo aver sacrificato giovani tori dal manto bianco, salivano tra i rami a tagliare con falcette dorate i ciuffi di Vischio. Esso veniva poi raccolto in un drappo bianco e distribuito ai presenti. I rametti raccolti durante questo rito avevano la capacità di guarire ogni male. Dai qui derivano molte delle leggende sul Vischio, ancora oggi tramandate, come l’usanza di porre dei rami agli usci delle case durante le feste natalizie, per scacciare le disgrazie. Altra usanza di origine celtica è quella secondo la quale se due fidanzati passano davanti a un cesto di Vischio devono baciarsi, altrimenti non si sposeranno entro l’anno. Il Vischio veniva infatti considerato dai Celti un dono della dea della fecondità, che fruttificava in inverno quando tutte le altre piante sono spoglie. Coglierlo significava avvantaggiarsi della sua potenza e assicurarsi protezione, amore, fertilità, salute, virilità, buona caccia e fortuna. Pianta solare, viene associata a divinità come Apollo, Odino e la sua sposa Frigg. Nonostante sia una pianta di tradizione strettamente pagana, viene ammessa nella Chiesa come segno di pace universale ed entra a far parte degli ornamenti del periodo natalizio. In Abruzzo, il Vischio, viene raccolto e donato, durante le feste natalizie, come buon auspicio per il Capodanno. Fino a pochi anni fa, veniva venduto, nei giorni antecedenti al Natale, dai raccoglitori del luogo, lungo le strade.
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Bibliografia e sitografia:
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PIRONE G., 2015. Alberi, arbusti e liane d’Abruzzo. Penne (PE)
TAMMARO F., 1984. Flora Officinale d’Abruzzo, Regione Abruzzo, a cura del Centro Servizi Culturali-Chieti.
Selezione del READER’S DIGEST, 1979. Segreti e virtù delle piante medicinali, edito da Selezione Reader’s Digest , Milano
BRISCESE M.L., 2004. Manuale di fitoterapia, Editrice Pisani, Isola del Liri (Fr).
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