Il Cyclamen hederifolium Aiton (Ciclamino napoletano, Ciclamino autunnale, Panporcino) è una graziosa erbacea che appartiene alla famiglia delle Primulaceae e in questo periodo si possono osservare le sue dense fioriture nei sottoboschi di latifoglie in procinto di spogliarsi. Questa specie è sorella di un altro ciclamino: il Cyclamen repandum Sm. il quale fiorisce in primavera (marzo-maggio) ed è utilizzato per adornare una corona circolare di fiori detta “majo” nella festività del primo maggio a San Giovanni Lipioni (CH) (Manzi 2003).
Il genere Cyclamen comprende circa 30 specie ma in Italia solo 3 sono presenti allo stato spontaneo: Cyclamen hederifolium Aiton, Cyclamen repandum Sm. e Cyclamen purpurescens Miller. Quest’ultimo estende il suo areale solo nelle faggete dell’arco alpino e non è presente in Abruzzo. Riconoscere le specie abruzzesi è semplice in quanto presentano antesi ed habitat diversi. Il C. hederifolium vegeta nel sottobosco di leccete, querceti e castagneti, senza preferenze edafiche, da 0 a 1000 m di altitudine, mentre il C. repandum nelle leccete della macchia mediterranea e solo raramente nei boschi caduchi (Pignatti 1982). La corologia del C. hederifolium è Steno-Medit.-Sett. – Coste meridionali dell’Europa, dalla Spagna alla Grecia.
Anche i nomi comuni possono aiutarci nell’identificazione poiché il C. hederifolium è detto Ciclamino autunnale mentre il C. repandum Ciclamino primaverile. L’etimologia del genere è derivante sine dubio dal greco kyklaminos, legato a “kyklos”, “cerchio” mentre l’epiteto specifico è frutto dell’unione delle parole latine “hedera” e “folium” ossia “foglie di edera” proprio per evidenziare la somiglianza tra le foglie delle due specie.
La forma biologica del Panporcino è G Bulb (Geofita bulbosa) e indica specie erbacee perenni che superano la stagione avversa senza organi epigei e proteggono le gemme in organi sotterranei bulbosi. Da un punto di vista morfologico il C. hederifolium si presenta con un’altezza di 10-20 cm, un bulbo scuro, circolare compresso ai poli alto 2-3 cm e dal diametro di 4-6 cm con radici inserite solo sulla metà superiore. Un picciolo roseo lungo 4-5 cm sorregge le foglie a lamina pubescente ovale-poligonale (3-5 x 4-7 cm), con 5-9 angoli ottusi e bordo dentato. La pagina superiore presenta una variegatura bianca mentre la pagina inferiore è generalmente purpurea. La fogliazione avviene in primavera e raramente contemporaneamente alla fioritura. I fiori sono ermafroditi, solitari, inodori e di colore roseo-porporino con corolla lunga circa 2 cm, costituita da 5 petali reflessi. Il peduncolo fiorale è roseo, pubescente, lungo 6-12 cm e durante la fase di fruttificazione si ritorce a spirale. Una caratteristica dicotomica della specie è la corolla gamopetala con fauce pentagonale purpurea, provvista di 10 denti auricolati sporgenti e bianchicci. L’antesi avviene tra settembre e ottobre e l’impollinazione è entomogama. Il frutto è un pissidio, ossia una capsula deiscente di forma ovato globosa divisa in 5 valve contenenti ciascuna numerosi piccoli semi neri. La fruttificazione avviene da ottobre a dicembre e la disseminazione è mirmecocora (effettuata dalle formiche).
Come la luna anche il ciclamino napoletano ha il suo lato oscuro. La grazia e la delicatezza dei suoi petali reversi celano una elevata tossicità dovuta alla presenza della ciclamina, una saponina termolabile. La maggior concentrazione di principio attivo si realizza a livello del bulbo ma anche gli altri organi sono tossici (Di Massimo 2002). Un eventuale avvelenamento per ingestione può causare salivazione eccessiva, nausea, vomito, dolori addominali, emolisi, convulsioni e vertigini. Nei casi molto gravi si può verificare una paralisi respiratoria (Di Massimo 2002). La ciclamina è presente in concentrazioni variabili in tutte le specie di ciclamino, anche nelle varietà ornamentali, per cui è bene fare attenzione ai bambini che, attratti dal colore porporino dei fiori, potrebbero ingerirne delle parti. Come suggerisce il nome volgare Panporcino, il bulbo tossico per l’uomo non solo è innocuo per i suini ma è addirittura ricercato con gusto dall’animale. Già Plinio il Vecchio, vissuto tra il 23 e il 79 D.C., era consapevole del suo potenziale velenifero indicando il ciclamino come abortivo e sconsigliava alle donne incinte di camminare sui bulbi per non rischiare di perdere il bambino. Di contro Teofrasto, allievo di Aristotele, riteneva il ciclamino un’essenza afrodisiaca, capace di risvegliare i sensi del corpo e facilitare il concepimento. Nel Medioevo il ciclamino fu additato come un’erba peccaminosa, foriera di perdizione e lussuria poiché dal suo bulbo si ricavavano filtri d’amore (Battelli 1926, Manzi 2003). Nonostante le diverse interpretazioni i temi centrali delle leggende popolari sul ciclamino rimangono la femminilità e il concepimento. Lo scrittore Alfredo Cattabiani nel suo libro “Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante” ha ipotizzato che l’origine di queste credenze risieda nella forma tubulare del fiore che con la caratteristica apertura verso il basso rievocherebbe l’immagine dell’utero femminile (Manzi 2003).
In accordo con le credenze popolari dell’area di influenza greca, in Abruzzo gli effetti veleniferi del ciclamino trovavano impiego come drastici purganti e abortivi (Manzi 2003) con pericolosi effetti collaterali. Secondo quanti riportato da Di Massimo nel suo libro “Piante e Veleni. Le principali piante tossiche in natura e in giardino” i ciclamini avevano anche un potere apotropaico e si consigliava di coltivarli ai bordi delle abitazioni, o di portare al collo i suoi petali essiccati per proteggersi dai malefici.
A livello nazionale il C. hederifolium risulta entità protetta solo in Molise e Liguria tuttavia lo staff di Flora d’Abruzzo invita i lettori a non raccogliere le specie spontanee in maniera da permettere a chiunque di godere dello stesso spettacolo che la natura ci offre ogni giorno.
ATTENZIONE: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi officinali sono riportati per puro scopo informativo, pertanto declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, alimentare o estetico.
Bibliografia e sitografia
PIGNATTI S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna
CONTI F., ABBATE G., ALESSANDRINI A., BLASI C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
DI MASSIMO S., 2002. Piante e Veleni. Pesaro (PU)
CATTABIANI A. 1996. Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante. Milano (MI)
MANZI A. 2003. Piante sacre e magiche in Abruzzo. Lanciano (CH)
Anja Michelucci. 11/10/2010. Cyclamen hederifolium Aiton – Ciclamino napoletano. In Acta Plantarum Forum disponibile on-line http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/viewtopic.php?t=21674
Data di consultazione 28/10/2016
Nino Messina. 24/03/2008. Cyclamen repandum Sm. – Ciclamino primaverile. In Acta Plantarum Forum disponibile on-line http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/mod_viewtopic.php?t=2803
Data di consultazione 27/10/2016
Che spettacolo!
Esatto! È un piacere osservarli e fotografarli